Campobello di Licata fu fondata come borgo feudale nel 1681 da Raimondo Ramondetta Barone di Campobello , che pagò duecento...
Campobello di Licata fu fondata come borgo feudale nel 1681 da Raimondo Ramondetta Barone di Campobello, che pagò; duecento onze per comprare, da Carlo IV d'Austria e II di Spagna, il diritto di popolare il suo feudo.
Antecedentemente a tale data non si hanno notizie certe di nuclei di abitazione ma si conoscono i nomi dei baroni investiti dalla baronia di Campobello che non sembra avesse un vero e proprio centro abitato.
La costruzione di nuovi villaggi era già cominciata con l'immigrazione albanese nel XVI secolo e, come si può desumere dall'elenco dei nuovi comuni, fu di tali proporzioni da trasformare la campagna siciliana.
Il processo fu favorito anche dalla fuga delle popolazioni, dalla costa verso l'interno, a causa delle incursioni dei pirati, e dalle fattorie isolate verso i centri abitati, a causa del brigantaggio.
Il Barone Fondatore e quindi anche quello di Campobello di Licata era titolare dei "Mero e Misto Imperio", espressione per noi oscura, ma che racchiude in sé l'esercizio di tutti i poteri politico, amministrativo, fiscale, militare, giudiziario.
La scelta del posto dove edificare fu facile. Esisteva nel feudo un poggio roccioso, con in cima una vasta spianata dove si trovava una masseria del feudo.
Tale poggio era vicino a diverse copiose sorgenti d'acqua ed era attraversato da una diramazione della "Regia Trazzera" che passava ad oriente.
Il Barone provvide subito alla costruzione della Chiesa e della Castellania. La Chiesa, l'attuale Chiesa Madre, fu dedicata a San Giovanni Battista.
La facciata della chiesa guardava a ponente e costituisce in pratica il transetto dell'attuale. La Castellania era complesso di costruzioni che servivano per i pubblici uffici e per la residenza del Castellano, nominato dal Barone.
Si trovava nell'attuale Piazza XX Settembre e fu demolita all'inizio del 1900. Le case e i terreni erano gravati da canoni enfiteutici la cui riscossione è durata fino a qualche decennio fa.
Il paese crebbe in fretta: dal 1690 al 1704 si celebrarono 32 matrimoni e già il censimento del 1710 registra 212 abitanti e 113 case.
Le abitazioni erano di tre tipi. I palazzi per i maggiori proprietari e "galantuomini" e i caseggiati di varie dimensioni per i "burgisi", piccoli e medi proprietari, con vasti spazi interni per gli attrezzi e i carri.
In ultimo venivano le case dei nullatenenti, dei braccianti: una o due stanzette in cui vivere in condizioni precarie sia per la promiscuità che per l'igiene.
Buona parte dei primi abitanti erano coloni coltivatori con terre di proprietà che abbastanza velocemente si misero nelle condizioni di partecipare alle aste per la riscossione di dazi e gabelle, con conseguente accumulo di ricchezze ed il sorgere di grosse proprietà.
Nel 1734 il Barone concesse a Campobello, borgo feudale, di costituirsi Comune, i cui abitanti assumevano l'onere delle spese dell'amministrazione: parroco, giurati, medico, colletta, ecc. . L'atto di obbligazioni fu firmato da 48 notabili.
Fu istituito il Decurionato, una specie di Consiglio Comunale che eleggeva il Sindaco. I Decurioni rispondevano ancora al Barone, specialmente per la riscossione delle tasse e delle gabelle di cui erano direttamente responsabili.
Nel 1778, per volontà di Re Ferdinando, anche l'amministrazione della giustizia passa nelle amni dei Decurioni.
I baroni non possono più agire contro i propri debitori ne costringere i coloni a coltivare le terre di loro proprietà.
Fu una reale limitazione del potere dei Baroni che, prima di quella data, era assoluto. In tutta la Sicilia si chiusero le prigioni baronali, i famigerati "dammusi".
Nel 1786 i Campobellesi si riscattarono completamente dalla servitù feudale. Fu raccolta tra i cittadini, tra quelli che potevano, la somma di £. 13 onze e 10 tarì per pagare al Barone la "reluizione dei mero e misto imperio".
Il secolo XIX è denso di avvenimenti. Pare fosse presente a Campobello la Carboneria e numerosi Campobellesi parteciparono ai moti del 1820, "l'annu di lu ribellu".
Furono saccheggiate le case di dazieri e gabelloti. Nel 1860 il paese partecipò con sei "picciotti" all'impresa dei Mille.
Le vittorie garibaldine furono salutate da grandi manifestazioni popolari. Il primo sindaco "italiano" fu Carmelo Gerbino, eletto, insieme a 18 consiglieri, da 55 elettori. Nel 1892 Campobello partecipa ai moti dei Fasci Siciliani.
Il leader locale era l'avvocato Nino Scuderi. Vi furono diverse manifestazioni e comizi con oratori di fama come De Felice, Drago, Garibaldi Bosco prima che la reazione del riberese Crispi stroncasse i Fasci con l'invio dell'esercito e con lo stato d'assedio.
Nella seconda metà del secolo XIX vennero realizzate le strade rotabili Campobello – Ravanusa e Canicattì – Licata.
Queste nuove vie di comunicazione aprirono il territorio ad un'intensa ondata immigratoria favorita anche dall'apertura delle miniere di zolfo.
La popolazione passò da 5821 abitanti nel 1861 a 12 mila nel 1901. Da ricordare l'arrivo di maestranze calabresi per la costruzione della ferrovia che si stabilirono a Campobello e che fino a qualche anno fa venivano indicati coi soprannomi di "mussa luordi" (musi sporchi) forse per l'abitudine di portare i baffi.