Mons. Salvatore LICATA
Figlio di Pietro e Rosa Scicolone, Monsignor Salvatore Licata nasce a Campobello di Licata il 20 dicembre del 1866. Verso la fine del secolo viene ordinato sacerdote e per mezzo dei nobili del casato dei La Lomia di Canicattì gli viene affidato il rettorato della chiesa “Addolorata” (meglio nota ai campobellesi quale “la Chiesanova” vedremo più avanti perché così chiamata). I nobili, abbastanza fieri della loro chiesa, elargiscono considerevoli somme per il mantenimento del luogo di culto e negli anni 50 alcuni di loro vengono seppelliti in quella Chiesa. Sostentamento che verrà drasticamente e definitivamente a cessare nell’anno 1952, infatti, delle spese della Chiesa se ne farà parzialmente carico la N.D. benefattrice signorina Anna Bella. Da allora la Chiesa cominciò a versare in un continuo ed inesorabile declino strutturale, anche se durante la gestione di Don Liborio Giordano (anni ’80), furono fatti dei parziali lavori di ristrutturazione con fondi finanziati da parte della Regione Siciliana. L’8 dicembre del 1959 l’Addolorata fu inserita come rettorato alla Parrocchia di Lourdes con l’allora Cappellano Don Liborio Giordano. Il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato arrivò l’8 ottobre del 1961, da qui fu chiamata “la chiesa nova”. Nel 2007 la Chiesa venne chiusa per impraticabilità.
Monsignor Licata era un curato a cui tantissime famiglie di lui devote erano solite rivolgersi per rappresentare i propri problemi di qualsiasi natura, e lui con immensa pazienza era pronto a dare ottimi consigli e portare un sollievo spirituale, addirittura qualcuno asseriva che fosse in odor di Santità.
Scrisse alcuni libri, il più importante è “Il credo di Dante”, trattasi delle deduzioni circa la credenza alla religione cattolica da parte del Sommo Poeta manifestata nei canti della Divina Commedia.
Sosteneva che “il destino degli uomini sta scritto in cielo, e noi poveri mortali non possiamo fare nulla per poterlo modificare”. Erano delle affermazioni molto dure specialmente se fatte da un prete, in quanto, si verrebbe a mettere in dubbio la tesi del liberum arbitrium sostenuto tra gli altri da Sant’Agostino d’Ippona.
Anche se ufficialmente non era riconosciuto un esorcista dalla Chiesa, ancora oggi ho avuto delle testimonianze dirette che solo lui potè liberare un ambiente posseduto dal maligno sin da tempi remoti. Lasciando libero il credo religioso del lettore.
Di lui si racconta che un giorno si recò nel Palazzo di Città chiedendo che gli fosse affidato lo spazio antistante la sua Chiesa (lu spitalettu) per far nascere un oratorio, ovvero, una pertinenza precaria a servizio del luogo di culto. Ciò gli fu negato motivando che tale spazio doveva essere destinato per interrare degli alberi in ricordo dei caduti campobellesi delle guerre. Il Monsignore, deluso andò via esclamando che su quel posto mai sarebbe sorto nulla. Dopo un po’ di tempo furono effettivamente piantate degli alberelli ricordando ognuno un soldato caduto in guerra. Ne nacque un bel parco, e prese il nome di “Parco delle rimembranze” oggi “Piazza della Vittoria”. Ma col passare degli anni quegli alberi non crescevano, anzi, ad uno ad uno cominciarono a morire. Furono per questo consultati bravi agronomi, i quali attestarono che la colpa era della natura del terreno. Andò a finire che non rimase in piedi alcuna pianta. Subito dopo si pensò di costruire su quello spiazzo un piccolo ospedale. Infatti, arrivati i fondi dallo Stato venne costruito quello che doveva essere un punto di riferimento sanitario per Ravanusa e Campobello di Licata. Dopo l’ultimazione dei lavori, alla vigilia della consegna dell’immobile da parte dell’impresa costruttrice, la struttura cominciò a scricchiolare e cedere diventando a poco a poco un ammasso di macerie. Gli atti di sciacallaggio me li ricordo ancora. L’amministrazione comunale dopo qualche anno fece rimuovere tutto, correva l’anno 1961.
Intanto, l’ufficio postale in quel periodo si trovava in una struttura precaria. Perché non far edificare l’ufficio su quello spazio disponibile? Infatti, nel 1969 con delibera firmata dall’allora Commissario Straordinario Sig. Luigi Mistretta, si dava mandato per la costruzione del nuovo palazzetto delle Poste Italiane. Ma anche ciò non potè nascere perché il nuovo Sindaco nell’anno successivo bocciò il provvedimento, ritenendo più opportuno piantare di nuovo gli alberi dedicati ai caduti. Fu solo negli anni ’80 che finalmente vennero piantati ancora una volta degli alberi e venne collocata una vasca in cemento con zampilli d’acqua. Gli alberi crebbero, ma la vasca sin dal giorno del collaudo presentò seri problemi tecnici e tuttora funziona raramente, l’acqua piovana che ristagna diventa maleodorante e viene soventemente svuotata.
Monsignor Licata oltre ad essere conosciuto e stimato in paese lo era altrettanto nei paesi viciniori, molte persone provenienti da Ravanusa e da Naro lo andavano a trovare esponendo i loro problemi ed egli con estrema saggezza molto spesso dava loro le soluzioni.
Condusse una vita semplice e sobria, amorevolmente assistito fino alla veneranda età di 96 anni dalla perpetua signorina Bernardina ( o Nardina come lui preferiva chiamarla), tornò nella casa del Padre il 22 ottobre del 1962 e riposa accanto ai resti di alcuni nobili dei La Lomia nella di loro Chiesa.
Alessandro Casuccio
Allegato | Dimensione |
---|---|
Monsignor Salvatore Licata.pdf | 79.41 KB |